"... Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano..."
Una condizione di morte.
Gente che piange e urla.
Cristo annuncia la Vita.
La gente lo deride.
Tutto questo nel giro di mezzo minuto.
Si passa dal pianto disperato alla derisione.
La volatilità delle reazioni emotive della gente dice a questi nostri tempi quanto, in fondo, un po' tutti, siamo "bipolari" e fragili.
Piuttosto che cercare risposte di senso, rispondiamo alle cose della vita "dalla pancia".
E la vita, ai nostri occhi, non diventa mai Vita. Generazione di eterni frustrati, infuocati sulle tastiere e spenti nella realtà. Finti sorrisi in un reel e amari più del fiele innanzi ad uno specchio.
Tutti eroi e vincenti, fino a quando, come l'Italia, pensando all'ombrellone, usciamo di scena alla prima.
Generalizzo e banalizzo.
Ma quanta superficialità evidente percepisco nella ricerca di una Vita autenticamente piena e feconda!
Le chiese vuote sono solo un aspetto, anche piuttosto marginale e ovvio, di questo vuoto esistenziale, di questo disequilibrio etico, di questo minimalismo della ragione.
L'eccitazione di un momento non riempie. Anzi, abbrutisce la nostra sensibilità spirituale.
Ecco, qui trovo una chiara vocazione per la mia vita. Tentare tutto ciò che posso affinché non sia così. Per me e per quanti camminano accanto a me.