"... Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli..."


L'antica prospettiva "neolitica" che pone Dio in un "tu-per-tu" personale con l'umanità e con il creato ("angeli" compresi), è una prospettiva espressa a partire dalle caratteristiche proprie della cultura religiosa del tempo in cui Gesù visse e nella quale viveva immerso, se davvero lo riconosciamo "Vero Uomo".
La sua esperienza, certamente unica, definitiva ed esclusiva, con il Padre, necessariamente, trovava espressione nel linguaggio a lui proprio e tipico delle forme religiose dell'epoca.
La riflessione teologica successiva, Scolastica prima, e Post-teista adesso, riconoscono i limiti, "linguistici" ma non solo, di espressioni come queste.
Inoltre, il discorso sugli "angeli", anch'esso proprio dell'epoca, esprime l'esigenza di mediazioni e mediatori discendenti che pongano in relazione queste due "sfere", altrimenti neppure "tangenti". I concetti di "natura", "persona", "sostanza", etc... appartengono ad una riflessione filosofica posteriore e, comunque, a categorie non ebraiche. Ricordiamo sempre che Cristo era un "pio israelita", benché "riformatore" della sua tradizione religiosa.
Come confrontarci, allora, con il significato della festa di oggi e con questa "angelologia" così in-credibile e plastica?
Se vogliamo ragionare sul testo biblico, l'angelo è "mediatore" di una "custodia", di una provvidente e concreta azione che sgorga naturalmente (e non forzosamente, per mezzo del nostro invocare, supplicare...) dalla creaturalità, dall' essere dell'uomo, che resta "immagine" del suo "Creatore".
"Messaggero" ("angelo" significa proprio questo!) è, allora, ogni luogo, ogni occasione, ogni essere che pone in manifesto questa capacità, interna all'uomo e, al contempo, a lui trascendente, di "custodia", di "benvolere".
In altri termini, messaggero di liberazione è ogni evento rivelativo della condizione umana che, per quanto segnata dal peccato, perduto il "somigliare", comunque, continua ad essere "immagine di Dio", continua a conservare quelle "Vestigia Trinitatis" che nessuno potrà togliergli.
L'uomo è polvere della terra e, al contempo, "soglia" dell'assoluto. Nella sua più intima identità, esprime un "di più" che lo rende "evento salvifico" nel mondo, in ogni momento, se, per suo volere, lascia trasparire, lascia sgorgare, l'assoluto. Ossia "diventa ciò che è".
Capisco la complessità di queste riflessioni, ma dopo aver visto in Twitter, su uno dei profili di Trump, le "preghiere all'angelo Gabriele", chiamato a difendere i confini degli Stati Uniti dalle "invasioni" dei barbari che ne vogliono distruggere la cultura e l'economia, abbiate pazienza, ma qualcosa di diverso bisognerà pure dire.
Pena, la contraddizione e, quindi, la non-credibilità dell'intera dottrina cristiana.