"... «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola..."
Ho passato qualche ora in campagna, in questi giorni. Il recente incendio che ha fatto tanti danni, mi ha fatto riflettere sui "silenzi di Dio".
Li conoscete? Quelle volte in cui, innanzi al male, ai soprusi, alle ingiustizie, alle difficoltà della vita vorreste che Dio parli... e non accade?
E rimanete lì, da soli, con il vostro "Perché"?
Temo che difficilmente potrà parlare di "Pasqua" chi non ha fatto questa esperienza. Ma neppure di "uomo"...
E innanzi ai silenzi di Dio, noi che facciamo? Gridiamo più forte? Ce la leggiamo al dito? Chiudiamo le "trasmissioni"?
Io ho un mio punto di vista su queste dinamiche...
Di certo, però, questo comportamento descritto dal Vangelo di oggi, se lo leggiamo bene, turba. Disturba. Spaventa. Irrita.
Per questa ragione, risulta utile: proprio per spingerci a riflettere, a pensare (con la nostra testa!): quali immagini di Dio ci hanno "contagiato", trasmesso, "infilato" nel cervello...
E a quali immagini di Dio abbiamo lavorato noi? Con che "testa" ci rivolgiamo a lui?
O la "testa" la facciamo fuori, convinti (erroneamente) che sia dannosa e nemica della fede?
Mi convinco sempre di più che "salvifico" sia il viaggio, non lo "stato". Che solo il pellegrino conosca il "paradiso"... E se smette di essere pellegrino, perde anche il "paradiso"... E se pensa di averlo trovato, certamente non è il "paradiso"...
Il coraggio di por(si)re domande sta alla base di ogni discorso sull'umano. E, quindi, anche sul "cristiano"... Forse, ancora di più...