"... se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto..."

8/10/20241 min leggere

a bunch of purple flowers that are in the grass
a bunch of purple flowers that are in the grass

E giù a massacrarci, perché solo la morte produce frutto... Interpretazioni che accrescono il sofferentismo cristiano e si fanno portatori di un insano odio verso la vita e tutto ciò che di bello essa ci dona.

Le parole di Cristo vanno ben al di là di tutto questo.

"Odiare la propria vita" significa prestare attenzione a quella vita che si fa "propria", cioè quella vita della quale ci si "appropria", stabilendone la fissità e l'immutabilità e rifiutandone la continua novità, la continua trasformazione.

Quando la vita diventa "mia", quando me ne approprio e non accetto che si trasformi e che sia anche "vita per" gli altri, ecco che la spengo, la mortifico.

Al contrario, chi tiene in odio la vita, non è tale in quanto la mortifica o disprezza. Piuttosto, rifiuta di viverla come "propria", ossia, sa donarsi, sa viverla come trasformazione, cambiamento, dinamismo. Rifiuta la logica della "stabilizzazione" che riduce e impoverisce, dell'appiattimento su una condizione che viene considerata come la unica possibile.

Il chicco che tocca terra e vive la morte come trasformazione non marcisce nelle proprie fissità e fissazioni, ma si fa spiga, giunge cioè a pienezza, esplode di vita. Ne dà agli altri per sovrabbondanza e non per sacrificio doloroso e sofferente.

La "mia" vita, di trasformazioni, ne ha attraversate e ne attraversa tante, eppure, in questi momenti, la pienezza che percepisco supera di gran lunga quel finto benessere, sperimentato quando, per superbia, ho creduto che le cose dovessero andare necessariamente in modo solo, ragionato a tavolino. San Lorenzo non sia esemplare per la "graticola"! Lo sia, invece, per quella dolce suggestione che ci invita a guardare il cielo per scoprire nelle "stelle cadenti" una esplosione di vita e di desiderio!