"... Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita?..."
"No. Non lo farà."
Così verrebbe subito da rispondere. Un pastore non lascia l'intero gregge per andare chissà dove a cercare chissà chi. Con la possibilità seria, sui monti, di non trovare nulla e, scendendo, di non trovare più neppure il gregge.
Eppure questo viene detto di Dio.
Viene detto, cioè, di quel luogo dell'animo umano in cui è possibile fare esperienza del divino che lo abita e lo trascende, lo supera.
Ogni uomo, quindi, potrebbe essere questo pastore. Ogni uomo potrebbe avere nel cuore quella fiamma generosa, capace di scaldare chi sta al freddo.
Ognuno di noi potrebbe, se lo volesse, accettare la sfida della "pecora smarrita" e coprire tutte quelle aree della terra in cui si sperimenta emarginazione, solitudine, chiusura.
E chi sta a guardare potrebbe capire le intenzioni e le motivazioni di chi sceglie di lasciare tutto per "salvare il salvabile", in quei contesti in cui non c'è speranza di altro aiuto.
Questa logica non è esclusiva del cristianesimo e il "Padre" ("mio e vostro", dice Cristo) di cui si parla nel Vangelo non è relegato "nei cieli".
Il cuore dell'essere umano è capace di un amore e di una passione simili, a tutte le latitudini della terra.
Se solo volessimo.