"... I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio

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Salvo Collura

12/31/20231 min read

"... I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro..."

Questo passo del Vangelo di domani mi dà tanta pace nelle mie salite impervie.

In 6 anni di Sacerdozio, da compiere il prossimo 3 Gennaio '24, festa dedicata al Nome di Gesù, e, ancora di più, in 43 anni di vita, anch'io ho visto e udito tanto da poter "glorificare e lodare" Dio.

Questo 2023, in particolare, è stato pieno di una solidarietà che non avrei mai potuto neanche lontanamente immaginare. Di un amore e di un calore incredibili. Mai, in vita mia, mi sono sentito tanto accudito, pensato, abbracciato da centinaia di amici, amiche, compagni e compagne di cammino sulla via della fede.

Pur avendo dovuto sopportare il morso feroce di uomini a metà, disattenti, indisponibili, insensibili, ideologizzati, barricati nei loro erronei convincimenti, superficiali, senza scrupoli, freddi più del ghiaccio, affaristi... ho fatto esperienza di una Comunione profondissima, che nemmeno per un attimo ha lasciato che cedessi alla disperazione. Una Comunione visibile, tangibile, capace di dire il mistero dell'Amore con parole semplici e gesti veri e limpidi.

Questa sento essere la Chiesa che tanto somiglia alla "Madre di Dio", Maria, che domani celebreremo.

Mi sono sentito "figlio" in decine di famiglie, "fratello", "padre", parte di un sentire che non fa del titolo un piedistallo, una presidenza tribunalesca che sentenzia senza processo.

Qualsiasi cosa il 2024 mi porterà, come e con i pastori, tornerò per sempre a testimoniare nel mondo che "Dio è di più" e che non conosce la parola "abbandono". E che non esiste giustizia più importante e vera della benedicente misericordia, senza "se" e senza "ma".

Nei pastori che ritornano alla loro vita, con gli occhi pieni di lacrime e gioia, intravedo, timidamente, un cammino di ritorno che potrebbe apparire come la "via aperta nel deserto", come il ritorno del "Resto d'Israele", dall'amara prigionia babilonese, alla Gerusalemme del vero culto, della autentica Consolazione.

E mentre lascio al 2023 i ghigni selvaggi che solo "Caina attende ...", rivolgo lo sguardo, con rinnovata speranza, audace fiducia, cristallina determinazione e, soprattutto, traboccante amore, ad un 2024 nel quale continuerò a servire, accompagnare, benedire, custodire tutto quanto mi sarà dato tra le mani e tutti quanti, nel cammino, mi saranno posti accanto.

Gesuita per indole.

Sacerdote per dono.

Ma uomo per scelta.