"... io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli..."
Sono parole rivolte ai 72 discepoli e non alla ristretta cerchia dei Dodici, con buona pace di chi crede che tenere una "berretta" lo ponga su un piano superiore...
La gioia che viene dal potere è una gioia finta, insignificante. Sappiamo bene che, nella logica della Croce, il massimo potere si raggiunge salendo su per la scala del servizio fino a sperimentare l'impotenza radicale.
Il vero potere, quindi, non è frutto di un allenamento che "gonfia i muscoli". Il vero potere, piuttosto, li "sgonfia", nel senso che la fatica del servire in umiltà, nasconde, affina, rallenta e non accelera, identifica "primo piano" e "sfondo" fino a sfumare i contorni. Il vero potere risolve l'identità nella comunione, fino a diluirla nella più intensa e amorevole circolarità. Non è un vanto "rimanere se stessi" nell'incontro con il Diverso. Vuol dire che l'incontro non ci ha cambiati, non ci ha toccati...
Il "mio nome" sarà, così, "scritto nei cieli" solo quando ai "nostri nomi" toccherà la medesima sorte.