"... Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo..."

8/18/20241 min read

A large white building with trees in front of it
A large white building with trees in front of it

Andiamo al Vangelo di oggi.

Intanto, l'orizzonte è il mondo. Non è una carne, né un pane le cui rivendite, macellerie e panifici, stanno nelle Chiese. Già si fa abbastanza commercio in tanti sacri templi.

Pane e carne sono pane e carne di comunione. Hanno senso perché "mangiati insieme". Fanno uno il mondo intero.

Ci chiediamo: ". Ma come, se non a tutti è dato questo pane? Come, se molti lo rifiutano, lo ignorano, lo bestemmiano?"

Se pensiamo così, siamo rimasti ancora nelle sacrestie. Al chiacchiericcio. Non siamo neppure entrati in una Chiesa vera, né, tantomeno, possiamo sperare di uscirne per annunciare la Vita Piena.

Non si sta parlando di Eucarestia in termini liturgici, qui.

Pregandoci, credo che tutta la mia esistenza diventa eucaristica, quando do "loro (a chi ne chiede) me stesso da mangiare", come indica Cristo.

Mangiare la sua carne non è trasformarsi in Super-Sayan della Fede.

Non si chiude tutto con qualche particola consacrata.

Una madre è eucarestia per il figli, alla pari del marito. E i figli, uniti fra loro e con i genitori, fanno eucarestia.

Quelle famiglie non ripiegate su se stesse, ma aperte al mondo, alla vita, fanno eucarestia.

Chi offre la propria vita per fare carne di un ideale di bontà, di bellezza universale; chi abbatte i muri dell'emarginazione; chi supera la solitudine con l'abbraccio... Ecco, questa è eucarestia. Vita di Cristo data per il mondo. Ma non nei termini di una tessera per un club esclusivo.

Piuttosto, condividendo con lui uno stile, un modo di stare al mondo, di operare delle scelte che facciano della vita di ciascuno qualcosa di migliore. Questo è mangiare quel pane: quando siamo una cosa sola. E questo è mangiare quella carne: quando siamo/diventiamo persone migliori.