"...Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza..."
Oggi, su una rivista on line (un po' sui generis, per la verità...) leggevo questo articolo. E ho pensato a questo brano, che la liturgia, oggi, propone.
Per alcune omelie, (forse, perché nessuno me lo ha mai confermato, per paura o ipocrisia...) mi si accusava di essere "divisivo".
Tra queste, era indigesto il fatto che io chiedessi:
- che un consiglio di Revisori dei Conti, autonomo e autorevole, potesse dare parere sui bilanci parrocchiali,
- che questi fossero "consuntivi" e "preventivi",
- che le comunità potessero entrare nel merito delle questioni ed esercitare il loro diritto di suggerire orientamenti di investimento e
- che fossero sottoposte a tassazione quelle "offerte fisse", sottoscritte, addirittura, in veri e propri "contrattini", con tanto di caparra da dare in anticipo e "regole" precise su canti o fiori o fotografo.
Una grande "impresa del sacramento", che non riguarda il solo matrimonio, e che diventa, poi, assolutamente intollerante sulla questione degli orari: si deve essere puntuali perché "le parrocchie hanno i loro ritmi".
Premesso che alcune cose sono davvero brutte anche nei confronti di amici e parenti (pesanti ritardi a matrimoni, cresime, prime comunioni...), nel Tempio della "Carità Paziente" di 1 Corinti 13, l'intolleranza radicale non può e non deve essere di casa.
E neppure l'impresarialità, il fare cassa moltiplicando messe "subappaltate" a sacerdoti, spesso stranieri, che, a loro volta, hanno come obiettivo quello di "arrotondare" il magro contributo che ricevono dalla CEI o dai loro Vescovi, senza sforzarsi, almeno, di imparare la lingua o scrivere, di proprio pugno, omelie da tradurre, con l'aiuto della Comunità, piuttosto che scaricarle da internet...
Le chiese trasformate in "messifici", che neppure lontanamente somigliano a Comunità, sono ambienti tossici per la spiritualità di un fedele. Così come lo è il parroco dagli "accessi facili" ai finanziamenti statali o regionali, per via di amici e "compagni di merenda", quando lascia la cura pastorale della Comunità per questioni "politico-amministrative". Per non parlare di chi piazza amici e parenti in ruoli chiave di parrocchie e Curie, al fine di azzerare critiche, fare "sistema", creare "cordate", favorire... Etc....
Potrei continuare...
E, finalmente, sono libero, fino in fondo, per farlo...
Ciò che riguarda il denaro era tema doloroso già per Cristo e, come testimonia il libro degli Atti, anche per la prima Comunità Cristiana.
Ma bisogna urlare con forza che la "compravendita" di beni e benefici spirituali è "simonia", peccato grave, ben testimoniato già nel Nuovo Testamento e in tutta quanta la successiva Storia della Chiesa... Fino, evidentemente, all'attualità.
Ciò che riguarda la Comunità Cristiana, va detto, però, anche della vita del credente, soprattutto in quelle circostanze in cui davvero la vita di una persona o di una intera famiglia girano intorno al "fare soldi". Sostituire i "beni" al "Bene" dis-ordina la vita, perché implica costruire su basi instabili, malferme, certamente non solide ed eterne.
Il mondo occidentale cristiano, grossomodo borghese e benpensante, deve anche confrontarsi con questo "Vangelo disatteso". Indigesto. Ma vero.