"...Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli" (...) almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono..."

10/10/20241 min read

red blue and black abstract painting
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Non mi piace la parola "invadenza".

La sostituirei con "insistenza".

Questo, tra amici, capita.

Per tanti anni (fino a tutt'oggi) mi sono abituato a chiedere alla Vita ciò che serviva per gli "altri". Altri amici che venivano a chiedere a me parole, consigli, raramente, anche soldi... Spesso, mi sono ritrovato senza parole da dire, consigli da offrire, beni che potessero saziare bisogni impellenti...

E ho elemosinato io stesso.

Forse, prima per gli altri che per me.

Non sempre ho ricevuto dalla Vita ciò che credevo servisse, fosse necessario, per vivere.

Ho scambiato spesso il "vivere" con il "sopravvivere".

"Sopravvivi" quando vai alla ricerca di beni che, rapidamente, sazino i tuoi bisogni.

"Sopravvivi" quando "metti pezze".

"Sopravvivi" quando assecondi la logica del "devo".

Ma "vivere" è un'altra cosa.

"Vivere" è confidare nella Vita e nei suoi processi. Non temere né morte né resurrezione, ma conoscere intimamente che ogni istante e un istante che muore e che ciò che viene dopo è un miracoloso tornare a vivere un nuovo istante, un istante in più.

Chiedi quindi, alla Vita non più qualcosa.

Anzi, neppure "chiedi".

Piuttosto, contempli. E, contemplando, liberi le energie più profonde e vere di te.

E scopri che ciò che ricevi dalla Vita, nelle sue dinamiche di morte e resurrezione, è occasione di pienezza.

È possibilità, sempre nuova, di ricominciare.

È ulteriorità che non si ferma alla banalità delle cose, ma scorge un fine sempre più inesauribile e ne fa alimento.

"L'infinito dentro" si nutre "dell'infinito fuori".

Non divorandolo, ma ricevendo gratuitamente.

E ringraziando.

Questo è vivere in pienezza. Non è crogiolarsi e non è campare di mezzucci.

È quella disposizione esistenziale per la quale "tutto è bene, per quanti amano Dio".

Ed anche il peggiore dei fallimenti e la peggiore delle disperazioni trovano "la nota maggiore" che li risolve, come quando un "Si bemolle" tende al "Do", pieno e fecondo e vi precipita dentro.

Entrare in questa logica, che è la logica degli amanti e dell'amore, apre le "porte dei Cieli". E dona "il pane di oggi", quello quotidiano. Fino al perdono della propria storia, al perdono del nemico, alla fiducia, alla speranza che non muore. Alla Vita piena.