"...I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone (...) «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca» (...). Fecero così e presero una quantità enorme di pesci (...). Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore» (...). Gesù disse a Simone: «Non temere..."
È uno dei passi più belli del Vangelo, carico di intensità emotiva e di istruzioni significative sul modo di pensare e di operare del Nazareno.
Sceglie una barca. Sceglie la barca di un peccatore. Mentre il peccato ci fa sentire inavvicinabili, inamabili, nella logica di Cristo, diventiamo i prescelti, gli avvicinati, gli amati.
Sale sulle nostre barche - vite impastate di fango - quando ancora sono tali. Non aspetta che sia già giorno nelle nostre tenebre. Si avventura nel buio delle nostre esistenze.
Risveglia, raggiungendoci dall'esterno, quella consapevolezza che è tutta interiore e che ci permette di produrre buon seme, nonostante l'evidente improduttività del nostro presente. Nonostante la nostra sterilità.
Mentre crediamo che il peccato abbia sbriciolato ogni nostra facoltà, le nostre reti tornano, in questo modo, straordinariamente, a riempirsi. Proprio mentre ancora siamo peccatori! È l'irriducibilità della bellezza umana al male. Al banale male dell'uomo.
Sorge, qui, una stella.
Si illumina una via nuova, a questo punto.
E nessuno ci chiede di avere forza sufficiente per lasciarci alle spalle il male. Ci viene chiesto, piuttosto, di non averne paura.
Di uscire dalla logica delle paure. Di superare il disprezzo per noi stessi e ripescare tutta quanta la nostra identità, a partire dal luogo in cui maggiore era stato il disagio.
Loro erano pescatori. Pescatori che non riuscivano a pescare più nulla. Pescatori presi nella rete delle loro paure.
Cristo non li chiama a diventare imprenditori, manager, star... Ripesca la loro identità così com'è, zuppa di contraddizioni.
Chiede loro di essere pescatori. Né più, né meno. Di essere se stessi.
E, così facendo, di richiamare alla vita quanti avevano vissuto la loro stessa esperienza di fallimento.
Auguro a tutti e a tutte l'esperienza di questo "Non temere!" sussurrato all'orecchio, proprio quando la speranza vacilla. Buona giornata!